In questi ultimi due anni sono cambiate drasticamente le vite di tutti noi.

Lo smart working ha assunto un ruolo predominante.

Rimane sempre una sfida professionale e personale quella di riadattare la propria quotidianità entro i confini delle mura domestiche.
Sempre in di più segnalano diverse difficoltà che sul lungo termine possono generare diversi scompensi psicofisici.

In effetti, la divisione degli equilibri fra lavoro, famiglia e tempo libero andrebbe rivalutata da tutti. Molti indicano l’assenza di un preciso orario di lavoro e la sensazione di essere obbligati ad essere sempre disponibili.

Di fatto, si è sempre connessi e c’è una netta sovrapposizione di spazi fra gli aspetti della nostra vita. Sullo stesso tavolo lavoriamo, pranziamo, studiamo, mandiamo email, socializzaziamo, giochiamo con i figli e alcuni di noi svolgono addiruttura gli esami universitari e le verifiche scolastiche.

La concezione del tempo è mutata anche molto: c’è chi mentre lavora si mette a fare una lavatrice, il pranzo, le pulizie o aiuta i figli con i compiti.

Questo presenteismo totale crea diversi scompensi, tra cui stress, ansia e una qualità di vita poco sostenibile.

Quali sono gli aspetti critici da considerare dal punto di vista dell’autogestione?

Il sovraccaricarsi di tante attività, l’incapacità di porre dei limiti al lavoro e di “dire di no” sono classiche dinamiche che creano dei rallentamenti e dei ritardi nella gestione del tempo personale.

Infatti, la psicologia del lavoro dell’organizzazione del personale segnala che il multitasking, le distrazioni, le interruzioni, la mancanza di chiarezza nelle direttive e nell’esigenze lavorative e di scandire i compiti con poche pause comportano continui errori nella pianificazione e nella realizzazione dei compiti assegnati (Konig & Kleinmann, 2004).

Mancando controllo sulla propria autogestione e la sovrapposizione di tanti fattori, si crea molta più dispersione, si tende anche a dormire di meno. Il sonno è sempre meno ristoratore e perciò la propria energia mentale nell’arco della giornata ne risente sempre di più.

Anche se non se ne è pienamente consapevoli a causa di questi meccanismi disfunzionali si accumulano anche più errori lavorativi.

A livello psicofisico, si ancorano tutte le energie e le sensazioni (soprattutto quelle negative) date dal lavoro sulla nostra casa ed proprio per questo che, anche se si cambia attività, si ha sempre la sensazione di “non staccare mai la spina”.

Inconsciamente percepiamo che siamo comunque sul luogo di lavoro e per inerzia continueremo a lavorare di più anche se è finita la giornata lavorativa pur di tutelarci da ogni timore e senso di colpa.

L’incertezza e la confusione generale che ha generato questa situazione nella sua globalità ha comportato per molti un cambiamento radicale nella propria condizione di vita e ha registrato per tante persone l’aumento significativo dell’accumulo di stress.

Gli effetti di tutto ciò hanno anche attivato un aumento di diverse patologie, tra cui i disturbi del sonno, i casi di stress cronico e il burnout.

Cos’è il Burnout?

Il burnout è uno stato di esaurimento sul piano emotivo, fisico e mentale.

L’OMS classifica questa sindrome come una forma di stress lavorativo oggettivamente difficile da gestire.

Le persone colpite hanno perso la capacità di affrontare il proprio carico di lavoro quotidiano con le risorse disponibili e finiscono per soffrire di esaurimento cronico.

Quali sono gli effetti dello stress cronico?

Esso può portare a una costante stimolazione degli ormoni dello stress che possono essere dannosi per la salute.

Peggiora in generale anche il funzionamento del sistema immunitario a causa della secrezione cronica di cortisolo.

Inoltre, si ha una maggiore vulnerabilità a problemi di salute fisica come le malattie reumatiche, le malattie cardiovascolari o il cancro.

Come si può gestire al meglio le proprie risorse durante lo smart working?

Per prima cosa è importante fissare degli obiettivi realistici e raggiungibili.

Per questo diventa importante quantificare nel dettaglio le proprie risorse e i propri obiettivi.

Esitono tecniche che derivano dalla Programmazione Neurolinguistica che aiutano a fissare gli obiettivi in completa sintonia con le proprie caratteristiche personologiche, che aiutano ad essere più consapevoli di tutte le risorse che si dispone e anche dei bisogni principali da realizzare.

Ebbene si, l’insoddisfazione nasce soprattutto quando ci sono dei bisogni fondamentali a noi esseri umani e personali che si trascurano nel tempo.

Quali sono i tuoi bisogni principali?

Ci hai mai pensato?

Li hai mai ascoltati?

Li hai mai visualizzati?

Li ha mai realizzati?

È anche da questi semplici aspetti che si impara a conoscere meglio se stessi per avere piena consapevolezza del proprio potere decisionale ed esecutivo. Soprattutto per accrescere la propria energia interiore e motivazione.

Quando si ha questo potere, si può pianificare al meglio i propri obiettivi a corto, medio e lungo termine!

In seguito, dal lato pratico è molto utile creare delle liste di priorità tra i compiti da portare a termine, una definizione chiara e netta degli orari di lavoro da rispettare con cura, evitando così di sfociare nella sovrapposizione degli spazi di vita personale con quelli di vita lavorativa.

Esistono diversi software molto semplici da usare che possono aiutarci ad organizzare gli eventi tramite le mappe mentali, a cui si può anche segnalare graficamente il livello di priorità.

Come ci si protegge psicologicamente dallo stress?

È importante sapere che lo stress è una risposta dall’organismo verso una situazione che esige un adattamento.

Sfatiamo dei preconcetti importanti sullo stress

Ci sono due tipi di stress: l’eustress e il distress.

L’eustress è lo stress positivo, la paura positiva che agisce da forte stimolo iniziatore.

Il distress è lo stress negativo, la paura distruttiva. Cioè il panico.

Il panico ci paralizza: è la paura della sconfitta ci porta perdere ancora prima di cominciare.

Ricordate che la vittoria è anche frutto di rischi.

È poi importante sapere che non è lo stress in se che ci danneggia.

È la percezione che abbiamo dello stress che veramente ha degli effetti sul nostro organismo.

Fate caso a chi si impegna in attività oggettivamente stressanti per molti (bungee jumping, sport estremi, etc…).

Si osserva che le persone alle prese con queste attività sono diventate imperturbabili dallo stress e dalla paura.

Incredibilmente queste attività sono divenute addirittura dei forti stimoli a cui diventa difficile farne a meno!

A livello terapeutico nei casi di ansia patologica e attacchi di panico ciò che inizialmente si consiglia è di fare dei respiri profondi. In quanto il respiro distende e apporta ossigeno al tronco cerebrale.

Di conseguenza diminuisce l’attività del sistema nervoso simpatico e l’organsimo può fisiologicamente rilassarsi.

Per questo per gestire al meglio le nostre risorse diventa importante cambiare la percezione che abbiamo di noi stessi mentre lavoriamo da casa.

Diverse pratiche di meditazione di respirazione hanno come obiettivo il rilassamento generale del corpo e della mente, per essere più centrati nel momento presente.

Solo così si può coltivare pensieri potenzianti ed ottimistici che accresceranno il nostro sentimento di competenza personale e la nostra autostima.

In questo stato la mente si sintonizza su delle frequenze alpha.

Esse sono associate alla calma interiore, ad uno stato vigile e allo stesso tempo rilassato della mente.

In questa fase il cervello memorizza, crea, stimola la produzione di ormoni, tra i quali endorfine, melatonina e molecole antinfiammatorie.

È possibile entrare in questo stato in ogni momento? Scoprite di più alla serata di Gestione delle Risorse!