Metodologie di studio per i DSA (Disturbi specifici dell’apprendimento)
Introduciamo questo argomento con una storia unica, senza precedenti per il mondo contemporaneo dell’epoca ed inizia con queste parole…
“Sono preoccupata per Albert. Fatica ad imparare e non sappiamo cosa potrà fare…”
Così dice la sorella di Albert in una lettera ad un’amica.
Il piccolo Albert a 4 anni non è ancora capace a parlare e impara a leggere solamente a 7 anni.
I suoi genitori e i suoi insegnanti pensano che possa soffrire di un ritardo mentale.
Nel 1895 uno di quest’ultimi si permette di dire al padre: “Per quanto possa fare, nella vita non arriverà mai a niente…”
Nel frattempo Albert ha molta immaginazione e un talento prodigio nella matematica. Viaggia già alla velocità della luce con la fantasia alla scoperta dell’universo e alla spiegazione dei suoi misteri con i suoi calcoli.
Einstein graphic
Più tardi in quello stesso anno si iscrive al politecnico di Zurigo dove si laurea nel 1900. Si candida come insegnante, ma viene snobbato dall’ambiente universitario in quanto salta spesso le lezioni e quindi ritenuto uno scansafatiche.
Ottiene poi un posto nell’ufficio brevetti di Berna.
È il 1901. Baffi, capelli disordinati, sguardo perso nel vuoto. Lavora tutto il giorno nel suo ufficio, dove non succede mai niente di importante. E poi… Un’idea. Prende un foglio, una matita e inizia a scribacchiare appunti… In giro per l’ufficio vi erano tanti fogli lasciati a metà data la grande mole di lavoro che rimaneva… Un vortice infinito di idee e pensieri che lo assorbono… Ad ogni pausa ci torna sopra, controlla calcoli, fa errori, li corregge e continua così…
13 Anni dopo è un professore all’università di Berlino.
8 anni ancora dopo ritira il suo premio Nobel per la fisica.
11 anni dopo emigra negli Stati Uniti d’America e insegna all’Università di Princeton.
86 anni dopo, nel 2019, la sua faccia diventa un’icona mondiale e il suo nome simbolo di intelligenza, del genio, del talento e della massima grandezza scientifica.
Questa è la vita che ha vissuto Albert Einstein.
Si scopre poi che era dislessico, affetto dalla sindrome di ADHD (deficit di attenzione e iperattività) con un quoziente intellettivo di 163.
Cosa sono i DSA?

Richard Brandson
I Disturbi Specifici dell’Apprendimento sono tutte quelle differenze cognitive che si manifestano nell’apprendimento e che hanno molta influenza sul successo scolastico e sull’esperienza scolastica dei bambini e adolescenti e lavorativa nel caso degli adulti.
Si considerano “specifici” visto che interessano alcune abilità specifiche che devono essere acquisite nei bambini nell’età dello sviluppo e sono di origine neurobiologica, quindi legate al funzionamento di alcune aree del cervello fin dalla nascita.
Esse riguardano principalmente la lettura, la scrittura e il calcolo.
Tra queste possiamo trovare la dislessia, la disortografia, la disgrafia, la discalculia (APA, 2013).
“Se non fossi dislessico probabilmente non avrei raggiunto la posizione che ho ora. Questa condizione mi ha permesso di vedere le cose in modo diverso dagli altri e di sperimentare, lanciandomi in diverse avventure.”
Richard Branson, fondatore e imprenditore, Virgin Group
Esistono altre condizioni particolari che influenzano l’apprendimento?
Sicuramente alcuni di voi avranno sentito parlare dei disturbi dello spettro dell’autismo o dell’ADHD (disturbo da deficit di attenzione e iperattività).
Nel primo caso, riguardano quei bambini speciali che fanno fatica ad esprimersi, a capire il punto di vista degli altri, che sono ipersensibili a tutti gli stimoli, ripetitivi nei loro comportamenti e che evitano il contatto sociale con gli altri.
Nell’ultimo caso, avrete sicuramente in mente i classici bambini iperattivi, poco abili nel mantenere la concentrazione e che raramente riescono a completare un compito.
Questi sono dei disturbi del neuro-sviluppo, quindi strettamente legati al funzionamento del sistema nervoso.
Si manifestano fin dalle prime fasi dello sviluppo e hanno un forte impatto nel funzionamento personale, sociale, scolastico e lavorativo nell’arco di tutta la vita (APA, 2013)
Spesso si presentano associati assieme ad uno o a più DSA.
La sfera maggiormente coinvolta in entrambi i casi è quella dell’attenzione.
Delle disfunzionalità nell’area prefrontale del cervello creano una condizione di distraibilità o di rigidità cognitiva nel cambiare il focus dell’attenzione e dell’azione.
Bill Gates
Pertanto possono crearsi dei deficit nella memoria di lavoro, nella capacità di pianificazione e un rallentamento nelle capacità esecutive che complicano lo svolgimento di un compito.
In queste particolari condizioni si verifica un fatto interessante: l’iperfocus.
Ebbene questi bambini più degli altri riescono a concentrarsi così intensamente “nella loro attività d’interesse” fino a perdere il controllo del mondo esterno e del passare del tempo.
Questa tendenza rende più difficile “spostare l’attenzione” da compiti interessanti a compiti noiosi, ma necessari (Ashinoff & Abu-Akel, 2019; Baron-Cohen et al. 2009).
Questa singolare caratteristica ha permesso a diversi geni di sviluppare i loro talenti, di emergere e di lasciare un segno nella storia dell’umanità.
«Fui bocciato in alcune materie agli esami, ma il mio amico le passò tutte. Ora lui è un ingegnere alla Microsoft, mentre io sono il proprietario della Microsoft.»
Bill Gates, imprenditore affetto da ADHD
Cosa si può apprendere di interessante a tutto ciò?
Tutte queste condizioni condividono un principio importante.
Rispetto a tutti gli altri, queste persone nascono con un cervello che funziona diversamente e che si plasma fortemente in base alle caratteristiche che presenta la loro condizione.
Normalmente queste caratteristiche vengono viste come dei difetti e delle mancanze da correggere, in realtà lasciano spazio a delle grandi potenzialità.
Perché?
Elon Musk
Per principio naturale della vita, così come l’acqua trova il suo livello in qualunque spazio, così il cervello trova sempre il modo di sviluppare delle abilità per compensare delle mancanze.
Molte personalità che hanno fatto la storia erano affette da queste difficoltà e hanno vissuto la loro condizione come un percorso di sfide da superare.
Grazie a questa mentalità vincente, sono riusciti sviluppare delle capacità straordinarie.
“Il mio segreto? Ho creduto in me stesso quando nessuno l’ha fatto.”
Elon Musk, imprenditore Tesla affetto dalla Sindrome di Asperger e 2° persona più ricca al mondo
Come può aiutare la metodologia di studio e apprendimento rapido?

Ciò che vede un dislessico
Chi ha difficoltà di apprendimento ha bisogno più di tutti di organizzazione e di chiarezza.
Uno degli strumenti più utili sono le mappe mentali, un’ottima tecnica per prendere appunti.
Esse sono una forma di rappresentare graficamente un pensiero, a partire dai punti chiave per poi andarli ad espandere e spiegare. Hanno una rappresentazione grafica che ricorda molto la disposizione delle sinapsi neuronali. Per chi soffre di dislessia, la distribuzione semplificata delle unità di informazione nella mappa facilita la lettura.
Strutturate ad albero, le mappe offrono maggior chiarezza e uno stoccaggio delle informazioni più agevolato in memoria (Bower et al. 1969).
La mappa mentale è molto flessibile. In ogni momento la sua struttura può essere modificata e riaddattata. Questo si rivela particolarmente utile nel caso dell’autismo, dove la generalizzazione del compito e spostare l’attenzione da un informazione all’altra è più difficile.
Nell’ADHD, invece, spesso si ha la difficoltà di organizzare i pensieri e si verificano dei disordini di sovrapposizione, quindi si ha a disposizione anche di un ottimo supporto per strutturare ogni singolo ragionamento in modo ordinato e passare da un argomento all’altro con facilità e flessibilità.
Le mnemotecniche implicano l’uso del canale sensoriale più forte della memoria: quello visivo.
Le persone con un disturbo dello spettro dell’autismo riescono meglio degli altri nelle attività che coinvolgono le informazioni visive e sulla memoria visiva (Cottini e Vivanti, 2013)
Studiare associando creativamente immagini è molto stimolante e i risultati si vedono subito. Le informazioni memorizzate attraverso il Paradosso – Azione – Vivido, come insegniamo al corso completo di Memoria e Apprendimento Rapido si fissano subito nella memoria a lungo termine con una durata minima di 3 giorni.
Agendo su qualità come la creatività e l’immaginazione, spesso molto presente nei DSA, lo studio diventa più stimolante in quanto agisce sui circuiti dopaminergici del cervello legati alla ricompensa e alla gratificazione (deficitari nel caso dell’ADHD).
Anche nella dislessia il vantaggio è evidente in quanto si toglie tanto spazio alla memorizzazione delle informazioni scritte e di tutta la ripetizione in questa modalità.
Come può aiutare la Lettura Veloce?
La ginnastica oculare migliora il potere percettivo dell’occhio a tutti gli effetti e permette di elaborare molte più informazioni ad ogni punto di fissità.
Degli studi, inoltre, indicano che la rieducazione dell’occhio migliora le saccadi nel caso della dislessia (De Luca et al. 2002).
Esse sono quei movimenti volontari e normali dell’occhio che hanno la funzione di spostare nella fovea, nella zona retinica dell’occhio, i vari punti importanti dell’ambiente esterno. Normalmente nella dislessia, questi movimenti sono molto ridotti.
Nella lettura veloce si allena molto il potere ricostruttivo del cervello. Infatti a livello di percezione inconscia il cervello prenderà sempre delle scelte probabiliste e interpreterà la realtà a seconda delle informazioni che ha in suo possesso.
Questa capacità permette di compensare largamente il disturbo dato dall’identificazione delle parole scritte nella dislessia.
Una volta che la persona dislessica riesce ad identificare meglio le parole scritte grazie alla rieducazione dell’occhio la sua velocità di lettura migliora drasticamente.
Un esempio è Aris, un ex allievo che è riuscito a migliorare di 23 volte la propria velocità di lettura.
Ecco la sua testimonianza!
“Sulla nostra terra sono spuntate piccole stelle che con la loro luce hanno illuminato il mondo, perché sono riuscite a farci guardare le cose con i loro occhi. Pensavano in maniera diversa e le persone vicine non lo accettavano e le hanno ostacolate ma loro ne sono uscite vincenti al punto che il mondo è rimasto a bocca aperta.”
Dal film Stelle sulla Terra
Ed infine… Tutti quando facciamo qualcosa all’inizio non siamo bravi. Chi più chi meno, ma chi inizia con la difficoltà è destinato sempre a grandi cose, in quanto ci mette molta più dedizione. Queste persone ricercano il successo più di tutti, perché lavorano duramente ogni singolo giorno per essere riconosciute nel loro valore. Le loro caratteristiche uniche sono dei doni della vita e la nostra missione è di offrire gli strumenti migliori affinché possano esprimere le loro potenzialità uniche e speciali.
“Non ho mai insegnato nulla ai miei studenti; ho solo cercato di metterli nelle condizioni migliori per imparare.”
Albert Einstein
José Angel Toral
Referenze
American Psychiatric Association. (2013). Diagnostic and statistical manual of mental disorders (5th ed.). American Psychiatric Pub. https://doi.org/10.1176/appi.books.9780890425596
Ashinoff, B. K., & Abu-Akel, A. (2019). Hyperfocus?: The forgotten frontier of attention. Psychological Research. https://doi.org/10.1007/s00426-019-01245-8
Baron-Cohen, S., Ashwin, E., Ashwin, C., Tavassoli, T., & Chakrabarti, B. (2009). Talent in autism: hyper-systemizing, hyper-attention to detail and sensory hypersensitivity. Philosophical Transactions of the Royal Society B: Biological Sciences, 364(1522), 1377-1383. https://doi.org/10.1098/rstb.2008.0337
Bower, G. H., Clark, M. C., Lesgold, A. M., & Winzenz, D. (1969). Hierarchical retrieval schemes in recall of categorized word lists. Journal of verbal Learning and verbal Behavior, 8(3), 323-343.
https://doi.org/10.1016/S0022-5371(69)80124-6
Cottini, L., & Vivanti, G. (2013). Autismo: come e cosa fare con bambini e ragazzi a scuola (pp. 63-95). Giunti Editore. http://hdl.handle.net/11576/2664603
De Luca, M., Borrelli, M., Judica, A., Spinelli, D., & Zoccolotti, P. (2002). Reading words and pseudowords: An eye movement study of developmental dyslexia. Brain and language, 80(3), 617-626.