San Patrignano… quale Location migliore per trattare un argomento quale l’errore vincente.
Un luogo in cui i ragazzi si rimettono in gioco, in cui per anni si isolano dal mondo per evitare di rientrare in contatto con l’ambiente e le frequentazioni che li hanno portati a scelte di vita discutibili.
La mia convinzione profonda, chiacchierando a lungo con loro, è che “ognuno fa il meglio che può con le risorse che possiede”.
Eh sì, allontaniamoci dal giudizio, dal buonismo e osserviamo come un errore, quando viene rielaborato, compreso, accolto, e utilizzato per imparare qualcosa, possa trasformarsi in un errore vincente!
E’ stato questo infatti l’argomento di una giornata intensa, con personaggi altrettanto intensi, che si sono alternati il palco.
Ernesto Preatoni, imprenditore 73 enne, fondatore di Sharm el Sheik, e di altre infinite realtà alberghiere in tutto il mondo ci ha fatto capire quanto sia importante avere sempre quell’entusiasmo e quella voglia di fare, al di là dell’età che avanza. Sono i progetti, i sogni a mantenere in noi quella vitalità e capacità di stare bene.
Ciro Ferrara, ex calciatore di seria A, che con umiltà ci ha raccontato la sua carriera calcistica, costellata da battute d’arresto e riprese… L’infortunio lo ha privato del mondiale, e lui ha trovato la forza di mettere in campo molte altre vittorie. L’importante è sempre guardare ciò che si può fare e non ciò che è stato e non si può più controllare.
Enzo Jacchetti, ci ha trasmesso il fatto che è importante continuare a perseguire un sogno credendoci, riprovando, riprovando e ancora riprovando. Infatti ha iniziato la sua carriera in tv quasi quarantenne.. e ora tutti lo conosciamo benissimo. Il suo messaggio più forte è stato: “trova il tuo dono e usalo per fare del bene al mondo”.
Paolo Crepet, persona che stimo infinitamente, ci ha raccontato come sia negativo pensare: “a mio figlio ho dato tutto”.. perché così non c’è più nulla da desiderare e da conquistare. E ci ha fatto anche capire come è importante nella vita “essere scettici anche del proprio scetticismo”, oltre al fatto che “siamo nati per essere cacciatori di orizzonti.. “
Jack Sintini, fallito come calciatore, vittorioso con la pallavolo e soprattutto vittorioso sul cancro, grazie all’affetto della famiglia..
Gianluca Spadoni, amico di sempre, collega che ha creato tantissimo, che ha condotto in modo magistrale la giornata, creando un collante tra tutti, con impegno e motivazione inifinita.
E poi c’ero io, onorata di essere parte di un progetto così amplio, con persone che hanno creato così tanto..
Io ho parlato dei non detti della comunicazione. Di quanto possano essere debiti usurai..
Il 12 novembre ci sarà Alex Zanardi nello stesso splendido contesto, a parlare di come si possa andare oltre l’ostacolo… Quale miglior testimonial.
Ti approfondisco la mia parte, quella dei non detti…. Nella vita, nella comunicazione, nelle relazioni, esistono a livello inconscio, sotteso, delle regole e delle reazioni ai comportamenti, esso sono le quattro “R” del rapporto.
1- La Resistenza
In una fase iniziale di qualsiasi tipo di rapporto che esista, sia esso lavorativo, emotivo, amicale, le persone tendono ad associarsi maggiormente alle cose belle e sorvolano quelle piccole cose che possono dare fastidio.
Ecco un esempio: in un rapporto di coppia, dove lo spazio personale condiviso è molto intimo, è facile che gli equilibri diventino disequilibri, così come nel rapporto lavorativo spalla a spalla, o nell’amicizia vissuta in modo molto intenso.
Immagina questa scena.
Stai davvero molto bene con quella persona, c’è empatia, sintonia, complicità, intesa… solo un piccolo neo a cui nemmeno dai importanza, quello che ancora neppure per te ha senso considerare, talmente irrisorio risulta quel passaggio. Non ha senso in un oceano di cose belle evidenziare quel pesciolino un po’ bruttino che nuota tranquillo e beato.
Non ha senso focalizzarsi lì, non ci si accorge quasi esista.
Non comunichiamo questo neo all’interessato, perché ci sentiremmo così banalmente assurdi a focalizzare l’attenzione su una cosa di così poco conto.
In fondo tutti abbiamo in nostri coni d’ombra più o meno visibili.
E quindi ci si limita a provare una piccola resistenza.
2- Il Risentimento
Tutti i non detti accumulati creano quel carico emozionale radicandolo in profondità.
Risentimento significa ri-sentire, sentire due volte: senti non solo quello che sta accadendo adesso, ma anche ciò che è accaduto in passato, creando in tal modo una doppia carica emozionale negativa.
Non è tanto quel che è, ma quel che è stato, quindi senti due volte: ri- senti.
E da qui, si entra in un uno stato emotivo quasi abulico se non si interrompe il processo comunicando, in tal modo, il demone è alimentato fino a sfuggirci di mano.
Quando non si riesce ad esprimere , verbalizzare tutto ciò che è stato, si perde la soglia di tolleranza e si reagisce oltremisura lasciando l’altro basito, egli non capisce: è basito perché non ha fatto nulla di diverso rispetto al solito.
Quello che entrambi non comprendono a livello razionale è che quella reazione non è la reazione al singolo momento, al tempo presente, al singolo fatto, ma è la reazione alla sommatoria di tutti i momenti passati e quindi è davvero troppo invasiva.
Non si capisce quasi nemmeno da dove arrivi quella resistenza: il solo fatto che non si sia affrontato in origine il problema, ci ha portato a questo risultato.
L’altro si sente rifiutato in questa reazione eccessiva e a sua volta rifiuta per difesa: reagisce in chiusura, non capendo nemmeno il perché del tuo comportamento, chiudendosi spesso in quella che chiamiamo la terza “R”, il Risentimento .
Nel tempo, quella cosa così in apparenza sciocca, se ripetuta, reiterata, inizia a dare un enorme fastidio diventando a tutti gli effetti un tremendo demone.
E sempre di più l’attenzione si focalizza in quella cosa, per quanto sciocca, e tutto il resto passa in secondo piano venendone vanificato.
E giorno dopo giorno, si accumula.
La cosa brutta e che, non avendo mai comunicato in origine quel fastidio, si evita di farlo notare. Quello che non si sa è che il punto di rottura è in agguato.
Si accumula in questo modo fastidio su fastidio, è quella goccia di veleno che presa da sola si stempera nel corpo, presa giornalmente diventa letale.
E si arriva ad un punto, in cui non si sta più zitti.. la bontà del resto passa in secondo piano.
Il tutto si concentra nel neo: un po’ come un punto nero in un foglio bianco. Dove quando chiedi alle persone cosa vedono, ti rispondono il punto nero.
Rappresenta il sassolino sulla scarpa, talmente minuscolo, che ci sembrava inutile perdere il tempo per fermarci a toglierlo, e continuiamo a camminare senza quasi accorgerci che alla sera il piede duole piagato.
Infatti prima o poi si scoppia .. eccome se si scoppia! E si scoppia oltremisura, come un vulcano che per anni è stato solo in apparenza inattivo e dormiente.
Tutti i non detti accumulati, quel carico emozionale radicato in profondità fuoriesce come un onda di veleno ingiustificata e il risentimento è davvero assicurato.
Risentimento significa ri-sentire, sentire due volte: senti non solo quello che sta accadendo adesso, ma anche ciò che è accaduto in passato, creando in tal modo una doppia carica emozionale negativa.
Non è tanto quel che è, ma quel che è stato, quindi senti due volte: ri- senti.
E da qui, si entra in un uno stato emotivo quasi abulico se non si interrompe il processo comunicando, in tal modo, il demone è alimentato fino a sfuggirci di mano.
3- Il Rifiuto
Quando non si riesce ad esprimere , verbalizzare tutto ciò che è stato, si perde la soglia di tolleranza e si reagisce oltremisura lasciando l’altro basito, egli non capisce: è basito perché non ha fatto nulla di diverso rispetto al solito.
Quello che entrambi non comprendono a livello razionale è che quella reazione non è la reazione al singolo momento, al tempo presente, al singolo fatto, ma è la reazione alla sommatoria di tutti i passati momenti e quindi è davvero troppo invasiva.
Non si capisce quasi nemmeno da dove arrivi quella resistenza: il solo fatto che non si sia affrontato in origine il problema, ci ha portato a questo risultato.
L’altro si sente rifiutato in questa reazione eccessiva e a sua volta rifiuta per difesa: reagisce in chiusura, non capendo nemmeno il perché del tuo comportamento, chiudendosi spesso in quella che chiamiamo la quarta “R”, la Repressione .
4- La Repressione
Il non dire a volte è inizialmente più comodo del dire, perché il dire la verità costa fatica.
E quindi spesso si cade nella quarta “R” la Repressione, che altro non è che pensare:
“tanto è cosi, non ci posso fare nulla!”.
E qui le energie, il focus si distoglie da quella persona, e si sublima incassando e volgendo l’attenzione in altro, sia in un nuovo lavoro, in una ulteriore relazione, un hobby … e così.. lentamente muore il rapporto …
Il rapporto non muore quando muore, è già morto quando te ne accorgi! Si crede dunque che non ci sia altro da fare.
Così accade sempre in questi casi, anche se si condividono progetti, affetti, obiettivi, mentre il palpito del piacere non esiste più e tutto va a sciogliersi come un onda a riva …
Un buon motto potrebbe a questo punto essere:
mi costa di più dirti questa cosa che noto, che non comunicartelo affatto, perché probabilmente è solo un mio problema, ma sento che se sto zitto, nel tempo sarà il semino malefico che creerà la devastazione.
C’è in realtà anche una 5 erre: La Rottura
La rottura è una possibile quinta” R” che a questo punto si attiva nella relazione comunicazionale, che altro non è che il proseguo di un rapporto già malato.
Ecco che uno dei due ha la forza di interrompere un rapporto già malato da tempo, quando, anziché dare nutrimento all’anima, toglie energie, amore ed energia.
Da tutto questo cosa si può imparare?
Quante volte ti è accaduto di fare un errore, e hai continuato a sbagliare dando energia all’errore?
Quanto più utile è andare oltre, tanto se la realtà è come è e non come voglio che sia, la cosa più saggia da fare è apprendere una lezione dall’errore, per evitare di riccommetterlo.
Ogni errore costa qualcosa: una perdita economica, un disagio, una perdita emotiva. Il vero errore sta nel continuare ad orientarsi all’errore, anziché focalizzarsi a questa domanda: “cosa posso imparare, come posso migliorare ancora di più attraverso questa esperienza?
A te la risposta..
Anche perché di errori vincenti nella storia ce ne sono molti:
- Michael Jordan fu scartato dalla squadra di basket della sua scuola…
- Steve Jobs è stato licenziato dalla Apple a 30 anni entrando in crisi
- Einstein è stato bocciato a scuola
- Rowling, la scrittrice di Harry Potter, è stata licenziata perché poco concreta
- Walt Disney è stato licenziato dal giornale perché privo di idee
- Fred Astaire è stato scartato al suo provino
- I Beatles furono rifiutati dalla Decca Records perché la musica non piaceva
E… ricorda: “non esiste fallimento se c’è apprendimento”!
Se inizia a crearsi in te questa convinzione sono certa sarà un gran bel risultato, in cui nessuno perde, anzi! Tutti hanno tutto da guadagnare!
Te lo scrivo per vissuto, ogni esperienza dura, che poteva essere la fine di tanti bei mondi di cristallo e di gabbie dorate, mi ha portato a fare sempre un passo oltre crescendo e misurandomi con me stessa, con quello che sono, che valgo, che posso dare e fare.
Quali sono stati nella tua vita gli errori vincenti? Cosa puoi imparare, attraverso il giusto atteggiamento, da questi errori?
Con l’augurio di poter fare tanti errori vincenti, che ti fanno essere ciò che sei, essenza, vissuto, esperienza, a presto
Nicoletta
“Se non hai mai fallito, non hai mai provato qualcosa di nuovo”.